domenica 23 settembre 2012

Yo voy sonando caminos


Yo voy soñando caminos
de la tarde. ¡Las colinas
doradas, los verdes pinos,
las polvorientas encinas!...
¿Adónde el camino irá?
Yo voy cantando, viajero
a lo largo del sendero...
-La tarde cayendo está-.
"En el corazón tenía
la espina de una pasión;
logré arrancármela un día;
ya no siento el corazón."
.
Y todo el campo un momento
se queda, mudo y sombrío,
meditando. Suena el viento
en los álamos del río.
La tarde más se oscurece;
y el camino que serpea
y débilmente blanquea,
se enturbia y desaparece.
.
Mi cantar vuelve a plañir;
"Aguda espina dorada,
quién te pudiera sentir
en el corazón clavada."

Antonio Machado



Equinozio e miracolo della luce a San Juan de Ortega

Nel monastero di San Juan de Ortega, fondato e costruito dallo stesso Santo nel XII secolo, nei giorni di equinozio avviene il cosiddetto "miracolo della luce". Il capitello romanico in cui è raffigurata l'Annunciazione si illunina per circa otto minuti.Nel capitello, della stessa epoca del monastero, è rappresentato il seguente ciclo: l'Annuncio dell'Angelo a Maria, la visita a Santa Elisabetta, il sogno di Giuseppe con l'Angelo che gli rivela la natura divina di Gesù, la Natività presepiale e l'annuncio dell'Angelo ai pastori. La festività dell'Annunciazione del Signore viene celebrata il 25 marzo, in prossimità dell'equinozio di primavera.Il "miracolo" sembra ricordare proprio la concezione virginale di Cristo ad opera dello Spirito Santo, rappresentato dal sole. Dopo la morte di San Juan de Ortega, la devozione verso il santo taumaturgo si propagò rapidamente, al punto che molte donne incinte o sterili si recavano in pellegrinaggio al monastero burgalese nei giorni equinoziali per chiedere la grazia e la protezione divina. Tra i tanti fedeli attratti dal monastero vi fu Isabella la Cattolica che, desiderando un figlio maschio, chiese l'intercessione al Santo, pregando sulla sua tomba. Si narra che al termine della preghiera la regina chiese ai monaci di aprire la tomba del fondatore, cosa mai avvenuta prima. Dopo tanta insistenza, venne accontentata e quando il sepolcro venne scoperchiato, uno sciame di api bianche volò fino al tetto della chiesa. Dopo aver constatato che il corpo di san Juan era rimasto incorrotto, la tomba venne richiusa e le api tornarono accanto al corpo delsanto, passando attraverso un minuscolo foro nella pietra. Da allora le api rappresentano per i devoti del santo le anime dei bambini non nati,in attesa, grazie alla sua intercessione, di poter venire al mondo. Ancora oggi tale devozione si è conservata e centinaia di pellegrini, soprattutto donne, nei giorni di equinozio contemplano e chiedono anche per loro il "miracolo della luce".

venerdì 14 settembre 2012

La Cruz de los valientes



Quasi all’inizio dell’ascesa verso Granon il pellegrino passa accanto ad una Croce solitaria e di grandi dimensioni. A dire il vero la croce originaria fino a pochi anni orsono era di legno, umile e forte al tempo stesso. Ora, dopo i lavori effettuati per costruire l’autostrada, è stata spostata di qualche metro e sostituita da una di dimensioni ancora maggiori, ma in ferro. E’ stata posta lì non come cruceiro del Cammino, ma a ricordo di quanto avvenne in quel luogo nel secolo XIV.
Il campanilismo, ormai quasi scomparso nell’era della globalizzazione,  è stato un po’ ovunque il sale della vita dei piccoli centri. Anche Santo Domingo de la Calzada e Granon non erano esenti da una forte rivalità, che raggiunse momenti di tensione molto elevati per via di un grande pascolo. Ricco di querce, aceri e molto esteso, questo terreno a metà strada tra l’importante città del Santo e la più modesta, ma orgogliosa Granon, è stato oggetto di un contenzioso che durava da anni tra le due popolazioni, che ne rivendicavano la legittima proprietà.
La tensione giunse al punto che i consiglieri delle due città si incontrarono in una fredda giornata primaverile per cercare una soluzione alla disputa.
- Il pascolo è nostro – sentenziava il consigliere calzatiense – per via dei privilegi che ci furono concessi da Pedro I El Cruel.
- Nient’affatto,  – replicò il consigliere di Granon – questa terra ci venne data come ricompensa da Enrico II di Trastamara, e ci appartiene.
- Santo Domingo può portare le testimonianze dei suoi pastori e dei suoi cacciatori che qui hanno da gran tempo svolto la loro attività.
- Ha più valore la parola dell’eremita di Carrasquedo, che sta venendo qui.
- E’ proprio vero il detto:  Grañón, en cada casa un ladrón”.
L’arrivo dell’eremita evitò il peggio.
- Pace! Fate pace, nel nome di Dio e della Vergine di Carrasquedo!
In occasione però del seguente mercato settimanale la popolazione di Santo Domingo strinse d’assedio il proprio municipio, invocando la guerra contro Granon. I pochi abitanti di quest’ultima lì presenti, tornarono di corsa per rifugiarsi tra le mura amiche.
I due Consigli tornarono ad incontrarsi in fretta, nell’estremo tentativo di evitare distruzioni e spargimento di sangue.
- Se vi combattiamo  tutti voi verrete uccisi – disse il Consigliere di santo Domingo –  e così abbiamo deciso, dopo averci pensato ore ed ore, che sarebbe meglio che siano due cavalieri, uno per parte e senza armi,  a combattere tra di loro. Chi dei due vincerà consegnerà definitivamente questa terra alla propria patria.
- Va bene, ma c’è solo un dettaglio da chiarire.
- Quale?
- E’ proprio necessario che anche noi ci affidiamo ad un cavaliere?
- Avrete maggiori opportunità.
- Proponiamo di poter scegliere uno dei nostri uomini. Va bene?
- Va bene, anche se per un nostro cavaliere sarà motivo di disonore avere battuto un vile rustico. Scegliete voi la data.
- La mattina di San Giovanni.
- La mattina di San Giovanni.
Siglarono l’accordo con una stretta di mano, tornando chi scendendo, chi salendo, verso le proprie dimore.
Il paladino di Granon si chiamava Martin Garcia, un ragazzone robusto, orfano di padre,  e fu scelto dai suoi conterranei per la sua forza e per la tenacia nel proprio lavoro nei campi. Gli avversari scelsero un esperto in risse da taverna. Il comune di Granon omaggiava la madre di Martin di fave, lardo e soprattutto i fagioli rossi tipici della Rioja, mentre il cavaliere si esercitava in lavori di rifinitura e facendo lunghe passeggiate lungo le mura della città.
Arriva il giorno di San Giovanni e Martin chiede al sindaco se c’ era ancora un po’ di tempo prima della tenzone. Alla sua risposta affermativa, invita tutta la popolazione ad andare a Carrasquedo. Attraversano la piazza, percorrono la calle di Santiago, passano davanti all’ermita de los judios e arrivano a Carrasquedo. Qui pregano davanti all’immagine della Vergine, e si dirigono poi verso il pascolo.
Quattro querce picchettate con delle funi delimitavano il luogo della contesa. Ad attenderli vi erano gli uomini di Santo Domingo. Spogliato il cavaliere delle ricche vesti lo ungevano di grasso, ad eccezione delle mani. Protestano quelli di Granon:
- E’ una trappola!
- Ignoranti, cosa dite? Si usa così dai tempi dei Romani. Badate che se vi ritirate saremo noi i vincitori.
Poco dopo entrambi i contendenti entrano, saltando la corda, nel campo di battaglia. Per quanto ci provi Martin non riesce ad afferrare l’avversario.  Questi, invece, con le mani secche riesce a stenderlo al suolo varie volte. Il tempo scorreva e le energie dei contendenti cominciarono a venire meno.
Martin ricorda le parole del sindaco di Granon: “Loro sono molto più potenti di noi. Dobbiamo riprenderci il pascolo.” Dopo un breve respiro afferra lo scivoloso nemico, lo trafigge con un dito passandolo da parte a parte  e lo scaraventa a diversi metri di distanza. La leggenda dice che non si alzò mai più. Santo Domingo non rivendicò più diritti verso il pascolo che da allora venne utilizzata a pieno titolo dalla popolazione di Granon. Martin fece in tempo a consegnare il querceto ai suoi  e, nello stupore generale, stramazzò al suolo, e morì a sua volta.
Fino a pochi anni fa nelle Sante Messe a Granon si recitava una preghiera per Martin Garcia, al quale è stata intitolata una strada. La concordia tra le due popolazioni è tornata da quell’epoca remota e ancora oggi il 20 agosto si celebra in quel luogo una romeria alla quale partecipano in perfetta armonia gli abitanti delle due città riojane. Si racconta anche che i discendenti di Martin e dell’ignoto cavaliere ancora oggi si stringano la mano e conversino amabilmente fra di loro.
In quella regione della Rioja non solo i discendenti del gallo e della gallina del famoso miracolo vivono insieme, sfidando il tempo, ma anche i discendenti degli antichi contendenti  morti in duello fanno altrettanto.
Questo è un altro miracolo che si racconta nella Rioja e che Santiago fa. 

martedì 21 agosto 2012

Hasta a siempre, Josè e Jullian!


Josè e Jullian cenano a San Nicolas 


Sono trascorsi 6 anni. Il 21 agosto del 2006 il buon Dio se li è ripresi mentre tornavano da Santiago, dove erano giunti al termine dell'ennesimo pellegrinaggio, a Burgos. Mancava poco, ancora un'ora di treno e poi a casa, che per loro erano Castrojeriz e San Anton; ma un'altra casa, quella sperata fortemente nel corso delle loro esistenze, ha spalancato loro le porte quel giorno ancora di piena estate, quando il caldo sole e l'intenso numero di pellegrini che muovevano i loro passi sulla nostra meseta facevano cornice al loro transito.
Se ne sono andati col titolo di "pecador" che Josè affibbiava a se stesso e a tutti noi, consapevole che il vero male che corrode ogni uomo è solo il peccato. Formati direttamente alla scuola di Madre Tersa di Calcutta, la "Madre", per loro e per tutti i loro poveri, avevano riscoperto nel Cammino che passava accanto alle loro case un luogo di conversione lungo e antico sul quale si stava riversando tutta la povertà del mondo occidentale e anche qui, come a Calcutta ed in Etiopia, hanno lenito le ferite e si sono fatti pescatori di uomini.
Sia che fossero tra i poveri affamati e nudi che tra i poveri ricchi con lo zaino sulle spalle, riuscivano a leggere nel cuore di ognuno: mai una parola di biasimo o di disgusto, ma il gesto giusto nel momento giusto e le parole appropriate che facevano sempre centro. Come quelle della superiora delle clarisse di Castrojeriz in loro memoria.
Hasta a siempre, Josè y Jullian, come nelle notti dell'arrivederci e dell'addio sotto le stelle di San Nicolas o sui gradini del San Esteban, y un fuerte abrazo!

martedì 20 aprile 2010

La preghiera di Carlo Magno




Il Cammino di Santiago, secondo la tradizione, ha origine, come raccontato nello Pseudo-Turpin, De Vita Car. Magni et Rolandi, da un'apparizione a Carlo Magno, nella quale l'Apostolo gli disse: "Quella via di stelle segna la strada che si offre a te per liberare la mia tomba, e che seguiranno dopo di te tutti i popoli". E come sappiamo, la Reconquista, ebbe inizio allora, con la liberazione delle terre di Navarra, occupate dai Saraceni, disegnando il tracciato che dai Pirenei porta in Galizia.
Il grande imperatore della Cristianità ricevette poi da Papa Leone III, dopo l'incoronazione del Natale dell'800, una preghiera scritta su una pergamena a caratteri d'oro, ritrovata nel sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo, e conservata a lungo poi nell'abbazia di San Michele. Eccone il testo e le promesse per coloro che la reciteranno con fede:
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domenica 18 aprile 2010

Pellegrino per voto

E' stato un voto che ha spinto José Antonio García Calvo 'Pepe', 60 anni, di Cadice, ad attraversare le Asturie fino ad arrivare a Villaviciosa, lungo il Cammino di Santiago. La sua storia sembra essere tratta da un altro tempo, da un'altra epoca. L' 1 gennaio 1999, il peschereccio sul quale Garcia lavorava, naufragò al largo della costa norvegese. Questo pescatore, originario di Puerto de Santa Maria, fu l'unico superstite dell' equipaggio di 17 uomini di quella nave. Rimase 9 ore aggrappato ai cadaveri di due suoi compagni, lottando per la vita. In quei momenti, ha fatto una promessa a se stesso e alla Vergine del Carmelo: fosse sopravvissuto avrebbe visitato tutti i santuari del mondo, compreso Covadonga, ed è ciò che ha fatto.
Dopo essere stato salvato, ha trascorso più di otto mesi in una camera iperbarica per guarire da tutte le lesioni subite. Ha poi prelevato il denaro che aveva messo da parte (36.000 euro) e ha iniziato a camminare. Questo è accaduto nove anni fa. In tutto questo tempo Pepe ha coperto più di 95.000 miglia camminando in tutti i continenti, tranne l'Oceania. E' stato in Messico, Argentina, India, Siberia e in decine di paesi europei, e ha anche attraversato a piedi lo Stretto di Bering, che collega, quando è congelato, Alaska e Russia.
I ricordi di tanti luoghi sono affollati nella sua mente, ma conserva un affetto speciale per la città bosniaca di Medjugorie. "E 'un luogo dove si sente veramente la fede, ma non è riconosciuto perché i soldi raccolti dalla Chiesa locale sono stati utilizzati per ricostruire la città che fu distrutta dopo la guerra nei Balcani, invece di consegnarli al Vaticano", spiega Garcia, che dai suoi viaggi non ha tratto dei bei ricordi dei preti. La sua ultima esperienza negativa è quella dell'ultimo giorno, quando dopo aver dormito davanti alla porta della chiesa di Colunga, è giunto a Villaviciosa. E' andato in parrocchia per chiedere al parroco locale una tazza di caffè per riscaldarsi e questi, a quanto dice, glielo ha negato.

Ostacoli

In questo momento Pepe non ha un euro per comprare il pane, e continua il suo viaggio grazie all'ospitalità delle persone che incontra sul Cammino. Gli mancano solo poche settimane per giungere all'ultima tappa del suo viaggio, dove concluderà il suo terzo Camino de Santiago, che ha cominciato da Gerusalemme, e negli ultimi mesi lo ha portato a camminare attraverso Israele, Siria, Turchia, Grecia, Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia, Italia, Francia e Spagna. Del nostro paese, nel quale è stato diverse volte, conserva i suoi peggiori ricordi.
"L'Italia non è preparata per i pellegrini. Non ci sono cammini e bisogna camminare lungo le strade. Molti pellegrini sono morti investiti dai camion", ricorda con uno sguardo di pietà che si fa luce sul suo volto abbronzato e solcato da centinaia di rughe, frutto dello sforzo cumulato negli anni.
Una volta a Santiago si recherà a Cadice, questa volta in treno, per riposare finalmente, e per rivedere la figlia e i suoi due nipotini, una bambina di 5 anni e un bambino di soli 12 mesi. E potrà terminare di scrivere un libro che raccoglierà le principali esperienze che ha vissuto negli ultimi dieci anni, e che avrà come titolo I tre nemici del pellegrino: i sacerdoti, i cani a due zampe (le persone) e i piedi.
Inimicizie storiche, molto spesso insanabili. Ma sono il sale della vita. Quello che conta lungo il Cammino sono le amicizie, quelle nuove e quelle ritrovate. Il più delle volte il pudore o l'umana incapacità di raccontarle esime dal parlarne, e crediamo che anche da questo racconto traspariranno immancabilmente.

giovedì 15 aprile 2010

Pellegrinaggio di Pentecoste Parigi - Chartres


Sulla Turonense, una delle quattro vie di pellegrinaggio che solcano la Francia, nel tratto tra Parigi e Tours, si incontra Chartres, cittadina famosa per la sua splendida cattedrale gotica, dedicata alla Madonna Nera (Notre-Dame di Chartres), la cui statua lignea venne bruciata durante la Rivoluzione Francese. Questo luogo ha avuto ed ha una grande importanza nella storia religiosa e civile della Francia, e sono evidenti i molteplici legami con la tradizione jacopea. I pellegrinaggi da Parigi a Chartres hanno avuto origine fin dalla sua costruzione, cominciata nell'XI secolo. Un nuovo vigore al pellegrinaggio venne dato da Charles Peguy che, pochi mesi prima della sua morte, volle realizzare un voto fatto durante la malattia di suo figlio. A Chartres il poeta e scrittore francese scrisse questo famoso poemetto che ha ridato linfa alla devozione mariana ed al pellegrinaggio presso intere generazioni di giovani alle quali il naturale senso religioso e del sacro sono stati in gran parte negati da tutte le ideologie che hanno attraversato il secolo passato e sopravvivono ancora in quello attuale.


"La Chiesa è nostra madre" : davanti ai ripetuti attacchi contro la Chiesa cattolica, il pellegrinaggio di Pentecoste 2010 di quest'anno vuole dimostrare la testimonianza di comunione e di unione di cuori. Per tre giorni, sulla strada di Chartres, i pellegrini rinnoveranno pubblicamente l'impegno dei cattolici verso la loro Madre, la Chiesa, che Papa Benedetto XVI desidera "purificata dalla penitenza e dal rinnovamento nella carità pastorale".
Le caratteristiche che contraddistinguono questo pellegrinaggio: con 10.000 pellegrini che cammino per 3 giorni, interamente a piedi, da Parigi a Chartres (100 km), sotto la supervisione di 800 volontari, è uno dei più grandi pellegrinaggi a piedi dell' Occidente. E' anche al tempo stesso un pellegrinaggio di giovani (età media 21 anni) e le celebrazioni avvengono nella forma straordinaria della liturgia romana! E' infine un pellegrinaggio internazionale (800 pellegrini stranieri provenienti da oltre 15 nazioni). Quest'anno i pellegrini saranno suddivisi in 150 "capitoli", ciascuno sotto il patrocinio di un santo. Si riuniranno con centinaia di "non-camminatori", di tutta la Francia, pregando con le stesse intenzioni.
Il pellegrinaggio, che è stata risolutamente   "al cristianesimo" è una chiamata alla missione, testimonianza, una prova evidente della vitalità del cattolicesimo ".

Chi volesse partecipare a questo pellegrinaggio, che quest'anno avrà luogo dal 22 al 24 maggio, ce lo faccia sapere inviandoci una Email