Quasi all’inizio dell’ascesa
verso Granon il pellegrino passa accanto ad una Croce solitaria e di grandi
dimensioni. A dire il vero la croce originaria fino a pochi anni orsono era di
legno, umile e forte al tempo stesso. Ora, dopo i lavori effettuati per
costruire l’autostrada, è stata spostata di qualche metro e sostituita da una
di dimensioni ancora maggiori, ma in ferro. E’ stata posta lì non come cruceiro
del Cammino, ma a ricordo di quanto avvenne in quel luogo nel secolo XIV.
Il campanilismo, ormai quasi scomparso
nell’era della globalizzazione, è stato
un po’ ovunque il sale della vita dei piccoli centri. Anche Santo Domingo de la
Calzada e Granon non erano esenti da una forte rivalità, che raggiunse momenti
di tensione molto elevati per via di un grande pascolo. Ricco di querce, aceri
e molto esteso, questo terreno a metà strada tra l’importante città del Santo e
la più modesta, ma orgogliosa Granon, è stato oggetto di un contenzioso che
durava da anni tra le due popolazioni, che ne rivendicavano la legittima
proprietà.
La tensione giunse al punto che i
consiglieri delle due città si incontrarono in una fredda giornata primaverile
per cercare una soluzione alla disputa.
- Il pascolo è nostro –
sentenziava il consigliere calzatiense – per via dei privilegi che ci furono
concessi da Pedro I El Cruel.
- Nient’affatto, – replicò il consigliere di Granon – questa
terra ci venne data come ricompensa da Enrico II di Trastamara, e ci
appartiene.
- Santo Domingo può portare le
testimonianze dei suoi pastori e dei suoi cacciatori che qui hanno da gran
tempo svolto la loro attività.
- Ha più valore la parola
dell’eremita di Carrasquedo, che sta venendo qui.
- E’ proprio vero il detto: Grañón, en cada casa un
ladrón”.
L’arrivo dell’eremita evitò il
peggio.
- Pace! Fate pace, nel nome di
Dio e della Vergine di Carrasquedo!
In occasione però del seguente
mercato settimanale la popolazione di Santo Domingo strinse d’assedio il
proprio municipio, invocando la guerra contro Granon. I pochi abitanti di quest’ultima
lì presenti, tornarono di corsa per rifugiarsi tra le mura amiche.
I due Consigli tornarono ad
incontrarsi in fretta, nell’estremo tentativo di evitare distruzioni e
spargimento di sangue.
- Se vi combattiamo tutti voi verrete uccisi – disse il
Consigliere di santo Domingo – e così abbiamo
deciso, dopo averci pensato ore ed ore, che sarebbe meglio che siano due
cavalieri, uno per parte e senza armi, a
combattere tra di loro. Chi dei due vincerà consegnerà definitivamente questa
terra alla propria patria.
- Va bene, ma c’è solo un dettaglio da chiarire.
- Quale?
- E’ proprio necessario che anche noi ci affidiamo ad un
cavaliere?
- Avrete maggiori opportunità.
- Proponiamo di poter scegliere uno dei nostri uomini. Va
bene?
- Va bene, anche se per un nostro
cavaliere sarà motivo di disonore avere battuto un vile rustico. Scegliete voi
la data.
- La mattina di San Giovanni.
- La mattina di San Giovanni.
Siglarono l’accordo con una
stretta di mano, tornando chi scendendo, chi salendo, verso le proprie dimore.
Il paladino di Granon si chiamava
Martin Garcia, un ragazzone robusto, orfano di padre, e fu scelto dai suoi conterranei per la sua
forza e per la tenacia nel proprio lavoro nei campi. Gli avversari scelsero un
esperto in risse da taverna. Il comune di Granon omaggiava la madre di Martin
di fave, lardo e soprattutto i fagioli rossi tipici della Rioja, mentre il
cavaliere si esercitava in lavori di rifinitura e facendo lunghe passeggiate
lungo le mura della città.
Arriva il giorno di San Giovanni e
Martin chiede al sindaco se c’ era ancora un po’ di tempo prima della tenzone.
Alla sua risposta affermativa, invita tutta la popolazione ad andare a
Carrasquedo. Attraversano la piazza, percorrono la calle di Santiago, passano
davanti all’ermita de los judios e arrivano a Carrasquedo. Qui pregano davanti
all’immagine della Vergine, e si dirigono poi verso il pascolo.
Quattro querce picchettate con
delle funi delimitavano il luogo della contesa. Ad attenderli vi erano gli
uomini di Santo Domingo. Spogliato il cavaliere delle ricche vesti lo ungevano
di grasso, ad eccezione delle mani. Protestano quelli di Granon:
- E’ una trappola!
- Ignoranti, cosa dite? Si usa
così dai tempi dei Romani. Badate che se vi ritirate saremo noi i vincitori.
Poco dopo entrambi i contendenti
entrano, saltando la corda, nel campo di battaglia. Per quanto ci provi Martin
non riesce ad afferrare l’avversario.
Questi, invece, con le mani secche riesce a stenderlo al suolo varie
volte. Il tempo scorreva e le energie dei contendenti cominciarono a venire
meno.
Martin ricorda le parole del
sindaco di Granon: “Loro sono molto più potenti di noi. Dobbiamo riprenderci il
pascolo.” Dopo un breve respiro afferra lo scivoloso nemico, lo trafigge con un
dito passandolo da parte a parte e lo
scaraventa a diversi metri di distanza. La leggenda dice che non si alzò mai
più. Santo Domingo non rivendicò più diritti verso il pascolo che da allora venne
utilizzata a pieno titolo dalla popolazione di Granon. Martin fece in tempo a
consegnare il querceto ai suoi e, nello
stupore generale, stramazzò al suolo, e morì a sua volta.
Fino a pochi anni fa nelle Sante Messe
a Granon si recitava una preghiera per Martin Garcia, al quale è stata
intitolata una strada. La concordia tra le due popolazioni è tornata da
quell’epoca remota e ancora oggi il 20 agosto si celebra in quel luogo una
romeria alla quale partecipano in perfetta armonia gli abitanti delle due città
riojane. Si racconta anche che i discendenti di Martin e dell’ignoto cavaliere ancora
oggi si stringano la mano e conversino amabilmente fra di loro.
In quella regione della Rioja non
solo i discendenti del gallo e della gallina del famoso miracolo vivono
insieme, sfidando il tempo, ma anche i discendenti degli antichi
contendenti morti in duello fanno
altrettanto.
Questo è un altro miracolo che si
racconta nella Rioja e che Santiago fa.